giorno 97 - 25 novembre 2006 
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Il parco Big Bend si è rilevato una grande sorpresa. Abbiamo visitato finora 31 parchi nazionali e questo si classifica davvero tra i primi 5 o 6 della mia hit parade.

La prima sorpresa è giunta al mattino quando, svegliati di buon'ora, abbiamo iniziato la routine mattutina al rallentatore pensando di avere un paio d'ore prima di presentarci per la partenza della gita in gommone. Improvvisamente sentiamo bussare alla porta del camper e una delle guide ci avvisa che siamo già 10 minuti in ritardo. Scopriamo solo adesso di essere entrati in un fuso orario diverso; ci siamo dimenticati di portare avanti gli orologi. Ficchiamo in fretta 4 cose nello zaino e senza colazione partiamo in pullmino con le guide e gli altri prenotati. Siamo 8 in tutto, due famiglie di 3 persone e noi due, con 4 guide, 3 gommoni e un kayak. La gita in gommone si svolge nel canyon Colorado (da non confondere con il fiume, qui siamo sul Rio Grande) nel parco statale di Big Bend, che si trova ad ovest di quello nazionale ed è separato da ques'ultimo solo dal paesino di Study Butte-Terlingua. La strada che porta al nostro punto di partenza è incredibile, non solo per il paesaggio - attraversiamo vallate e montagne, canyon e costeggiamo il fiume - ma per la strada in sé: saliscendi veramente degni delle migliori montagne russe, in un punto con una pendenza del 17% (oltre il limite legale federale del 15%) e tortuosa perché copia alla perfezione il Rio Grande. Ci raccontano che nella zona sono girati a tutt'oggi molti dei film western di produzione hollywoodiana, tant'è che in un punto presso il ruscello Contrabando (il nome è tutto un programma, va ricordato che il Rio Grande separa gli USA dal Messico) esiste ancora un set cinematografico allestito e pronto per l'uso. John Wayne era una presenza assidua in zona all'apice della sua carriera, più di recente qua si sono visti Kevin Costner in Fandango e Wim Wenders in Paris, Texas.

Io e Petr veniamo assegnati alla guida che trasporta le provviste per il pranzo. Ottima idea così se perdiamo gli altri se non altro abbiamo il pranzo assicurato.Gli altri due gommoni portano ciascuno una guida e tre persone. La terza guida, uno studente di biologia che lavora qua il weekend ci segue in kayak. Il Rio Grande è tranquillo e anche se in alcuni punti presenta delle rapide, non sono affatto pericolose né minacciose, le superiamo senza la minima difficoltà e senza infradiciarci. Il canyon in alcuni punti è piuttosto stretto con pareti verticali che si gettano a picco nel fiume: 200 mt di altezza. Sulle rocce che spuntano dall'acqua vediamo molte tartarughe assopite al sole. Scendiamo a terra e ancoriamo i gommoni ad un albero per fare una passeggiata sulla riva destra del fiume: siamo a tutti gli effetti in territorio messicano, oltre il confine. Ci inoltriamo nel canyon dove le nostre guide ci indicano varie piante dal potere medicinale usate in Messico come tisane contro dissenteria, stomatiti o per la cura di altri mali. Una in particolare, di cui non ricordo il nome (ma assomiglia a guanaco), ha delle foglie oleose che contengono una speciale sostanza anticarcinogenica che lascia sperare ad una cura contro i tumori.

Tornati ai gommoni proseguiamo sul fiume fino alla spiaggia per il pranzo, dove le nostre guide allestiscono tre tavolini picnic con ogni ben di Dio, sandwich, frutta, cracker, formaggi, verdure, bevande, sottaceti, marmellata e persino biscotti. Con la panza piena, riprendiamo il viaggio e ad un certo punto la guida che ci seguiva in kayak decide di fare cambio con Petino e salire sul nostro gommone. Petino è ben contento di pagaiare e affrontare qualche rapida a bordo del kayak. Io resto a bordo del gommone, nella speranza che Petino si rovesci e faccia un bel bagnetto nelle acque gelide del Rio Grande. Nulla di tutto ciò. Arriviamo a destinazione senza incidenti di percorso. La via del ritorno segue il medesimo itinerario dell'andata e la guida ci racconta la storia di Lajita, il paesino che attraversiamo prima di arrivare a Terlingua. Un riccone texano ha comperato l'intero paese qualche tempo fa per farne una meta di lusso per i golfisti suoi conterranei e sta convertendo l'intera zona in una destinazione chic. Ha persino fatto costruire l'aerporto internazionale di Lajita. Ha creato un estuario del Rio Grande per sfruttarne l'acqua per le 19 buche del campo da golf (la 19ª per inciso valica il confine con il Messico) e sta creando le infrastrutture necessarie per accogliere i turisti. Fatto sta che per ora l'idea non sta prendendo piede...

Torniamo in campeggio in serata e stendiamo il programma per domani. Non ci sono santi, io domani mi metto in sella alla mia Bianchi e pedalo, pedalo e pedalo.

Panorama dell'imboccatura del canyon.

Preparativi per la partenza.

Prime rapide del Rio Grande.

Altre rapide in arrivo.

Tartaruga al sole.

Un gommone alle prese con le rapide.

Un tratto di fiume tranquillo.

Prima fermata per la passeggiata nel canyon.

Vista del fiume dalla spiaggia.

Farfalle e fiorellini gialli nel canyon.

Altre rapide.

Petino lo Spericolato affronta le rapide.
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